21 febbraio 2006

Il sogno spezzato



Sicuramente il sogno si e’ spezzato per Abdinasir Mohamed Ahmed, vent’anni. Incontro la sua famiglia. La madre, Dathaba, e’ bellissima e fiera. “Sono orgogliosa di lui. Vivere o morire, non c’e’ altra scelta. Stare qui significa morire. Meglio provare a vivere”.
Ha un sorriso dolce la giovanissima moglie, Muna, che ha in braccio il figlio, Mohamed, di due anni, e ne aspetta un altro. “Abbiamo sognato tante notti una nuova vita. Abdninasir e’ andato per tutti noi. Se ci riusciva, lo avremmo raggiunto. Invece adesso ci tocca restare qui, a soffrire, e a piangerlo."
Per inseguire quel sogno la famiglia ha venduto la casa, tutto. Lui e’ partito in aereo. Mogadiscio – Dubai – Tripoli. Un viaggio caro, quasi seimila dollari. Poi cos’e’ successo? Lo racconta lo zio, colonnello della marina somala in pensione, che ha raccolto il racconto dei sopravvissuti. "E' sparito sott'acqua, all'improvviso. In pochi secondi è sparito. Amava il mare. Ci resterà per sempre".
Quando vado via, “maman” mi chiede con due occhi che implorano: “Puoi fare qualcosa per ritrovare almeno il corpo?” Ripenso a quella notte di fine ottobre a Lampedusa, a quelle tredici bare con sopra solo numeri: da 1 a 12 uomini, la numero 13 una donna. Se vieni in Somalia, scopri che non sono numeri ma persone.

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