22 febbraio 2006
I talebani d'Africa
Il giorno dopo incontro Abdikassim Salad Hassan, presidente del governo transitorio che pero’ nessuno riconosce, perche’ qui ancora comandano le armi, non le cariche. Distinto, educato, un italiano perfetto, si meraviglia quando gli chiedo della pace.
"Ma qui la pace gia’ c’e’. La guerra civile e’ finita due anni fa”. Dimenticando che per attraversare quei cento metri che dividono il nostro albergo dalla sua residenza mi sono dovuto far scortare da trenta uomini. Anche lui concorda sui tempi dell’accordo: “Finalmente forse ci stiamo mettendo d’accordo. Ed e’ un bene per tutti. La Somalia e’ una terra ricca. Gli americani lo sanno bene”. E’ importante, pure divertente, parlare con i politici africani. Buttano li’ i messaggi senza girarci troppo intorno, mica come quelli occidentali. Poi a sorpresa affronta il tema terrorismo: “Voi ci accusate di ospitare i terroristi di al Qaeda. Certo non posso dire che qualcuno non si sia rifugiato in Somalia, succede anche da voi. Ma qui non abbiamo campi di addestramento, non c’e’ un’organizzazione. Qualcuno si nasconde a Mogadiscio? E che possiamo fare? La situazione qui e’ molto confusa”. Altro suggerimento: dateci una mano e risolveremo pure questo problema.
Eppure dicono che due campi di addestramento ci siano, ai confini con il Kenya, gestiti da Fazul Harun, l’uomo di Bin Laden nel corno d’Africa, ricercato per le stragi di Nairobi, Mombasa e Dar es Sallam, centinaia di morti. Infilarsi nei mercati non e’ mai piacevole. Ci guardano male, ci urlano “Gall” “Infedeli!”. Rischiamo grosso solo per riprendere da fuori, nascosti dai vetri oscurati dell’auto la moschea di Al Idayha, un po’ decentrata, sulla vecchia strada per Addis Abeba. E’ qui che Fazul viene a pregare ogni venerdi’. C’e’ un forte richiamo alla religione, in effetti, probabilmente spinto da bisogni essenziali. Gli arabi hanno capito, mandano soldi, cosi’ nascono i nuovi talebani. Il vero pericolo, un’insidia neppure troppo sotterranea, e’ l’esplosione di islam. Quasi tutte le donne indossano il burka. Poverta’ e integralismo. Due dollari per uccidere, 250 mila per il riscatto di un prigioniero occidentale. Dopo piu’ di un decennio di guerra, la Somalia rischia di cambiare anima, di diventare un Afghanistan dalla pelle nera.
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