01 gennaio 2014

Un gabbiano a Mogadiscio



Un'autobomba è stata fatta saltare in aria oggi davanti ad un albergo di Mogadiscio, capitale della Somalia, causando almeno 11 vitime.Lo ha reso noto una fonte della polizia. «Un'autobomba è esplosa nei pressi dell'hotel Jazeera», ha precisato Muhidin Ahmed, riferendo di una forte esplosione e di morti o di feriti. Il bilancio è di almeno undici morti, tra cui alcuni soldati. Si tratta di un bilancio ancora provvisorio. Lo riferiscono testimoni. L'attentato è stato seguito poi da una seconda e da una terza esplosione davanti all'albergo, non distante rispetto al quartiere generale delle Nazioni Unite. «Sembra che si tratti di un attentato suicida», ha precisato il poliziotto Muhidin Ahmed. Alcuni testimoni hanno riferito anche di una sparatoria e di almeno cinque morti tra le fila degli attentatori. link

[ Scritto nel 2007] Mi è capitato (cioè ho scelto) di frequentare posti molto difficili. Ma solo a Mogadiscio mi sono pentito trenta secondi dopo essere atterrato. Era la fine del 2003. Ricordo che Mohammud, il leader di quelli che chiamavo i miei “diavoli custodi”, quando mi riportava la sera in albergo mi consigliava, quasi mi obbligava, a non affacciarmi anche se sotto la finestra lasciava la scorta. Oggi in quell’albergo è entrato un commando di miliziani Shabaab e hanno fatto una strage: trenta morti, forse sessanta, fra cui sei parlamentari e molti funzionari del governo transitorio. Dopo la devastante guerra civile del 1991 si era riaccesa un pò di speranza alla fine dell’anno scorso, ma i ribelli hanno il controllo ancora di gran parte del Paese. Ci sono guerre che non finiscono mai. Anche per colpa nostra, visto che i sauditi hanno completamente islamizzato la Somalia, lasciata libera dagli occidentali senza interessi. Vi confesso che non sempre ho dato retta a Mohammud e spesso mi sono affacciato, prima del calar del sole, da quella finestra dell’albergo. Il motivo c’era: passavano i gabbiani. E non potevo lasciarli andare senza un saluto. Somalia mia Nel 2013 sono morti sette reporter in Somalia.


24 agosto 2010

Attaccato l'albergo: trenta morti, forse sessanta. Strage di parlamentari



Trenta vittime di cui almeno sei deputati. E' il bilancio dell'attacco di un commando di miliziani Shabaab contro un hotel di Mogadiscio, frequentato da esponenti del governo e parlamentari. Le violenze nella capitale somala sono riprese ieri, dopo che un portavoce dei ribelli collegati ad Al Qaida, ha annunciato una massiccia offensiva contro le truppe del governo provvisorio e i peacekeeper dell'Unione Africana (Amisom). "Trenta persone sono state uccise nell'attacco. Sei sono membri del Parlamento somalo e quattro sono funzionari del governo". E' il racconto del vice-primo ministro Abdirahman Haji Adab Ibbi. "Le altre venti vittime sono dei civili innocenti". "Una volta che l'albergo è stato circondato, i due assalitori", ha raccontato il vicepremier, "hanno fatto esplodere degli ordigni che avevano con sè".L'albergo preso di mira dai terroristi è l'Hotel Mona. Si trova nelle vicinanze di Villa Somalia, la residenza presidenziale ed è frequentato abitualmente da rappresentanti del governo e delle istituzioni. Già altre volte è stato obiettivo di assalti armati.La situazione però è ancora confusa. Secondo il racconto del portavoce delle forze Amisom sarebbero stati due gli uomini a fare irruzione, uno con bombe a mano e l'altro con armi da fuoco. Un'altra versione parla anche di un terzo uomo, un kamikaze, che si sarebbe fatto esplodere. ''Tre uomini travestiti da membri delle truppe del governo hanno assaltato l'hotel. Uno è stato catturato vivo mentre altri due sono ancora dentro e sono in corso scontri. Dei membri governativi sono stati uccisi, ma non abbiamo ancora accertato il numero dei morti'', ha detto il ministro dell'Informazione Abdirahman Omar Osman. Dalla fine del 2009, il governo di transizione somalo (TFG), controlla solo una piccola parte della capitale, che è invece per buona parte sotto il dominio dei ribelli Shabaab. I militanti integralisti tengono sotto scacco anche il centro-sud della Somalia, un Paese devastato dalla guerra civile dal 1991.

05 agosto 2008

Liberati i cooperanti italiani

Giuliano Paganini e Jolanda Occhipinti, i due cooperanti italiani rapiti in Somalia, sono stati liberati. La notizia è stata confermata dal figlio della Occhipinti, Gianni Tumino: «Ho sentito mia madre al telefono nel primo pomeriggio, mi ha chiamato lei al cellulare. Mi ha detto che sta bene». «La telefonata era molto disturbata - ha aggiunto-. abbiamo parlato soltanto per qualche minuto». I due italiani lavoravano ad Aw Deghle nei pressi di Afgoi, nel Basso Shebele, una cinquantina di chilometri da Mogadiscio, per l'Organizzazione non governativa CINS. Erano stati rapiti all'alba del 21 maggio scorso da un gruppo di uomini armati (almeno una ventina).

03 agosto 2008

Nuova strage, quasi tutte donne

Nuova strage a Mogadiscio. Almeno 20 persone, di cui la maggior parte donne, sono state uccise e 40 sono rimaste ferite dall'esplosione di una bomba mentre stavano pulendo una strada nella zona sud della capitale somala. Ne hanno dato notizia fonti locali secondo cui la deflagrazione si e' verificata nel sobborgo meridionale conosciuto come 'K4' mentre decine di donne aiutate da una Ong locale si erano riunite per ripulire l'area "Stavano ripulendo la via quando una grande esplosione ha scosso l'intero sobborgo. Ho contato 15 corpi, moti di cui donne fatte a pezzi", ha raccontato Hasan Abdi Mohamed, un testimone accorso sul posto. L'attentato, che non e' stato rivendicato, e 'uno dei piu' sanguinosi delle ultime settimane. Nell'area sono attive le ultime frange delle Corti Islamiche, il movimento estremista che controllava la capitale e parte della Somalia fino a gennaio del 2007 quando il governo di transizione, aiutato dalle truppe etiopiche, ha ripreso il controllo del Paese. La Somalia dalla fine del regime di Mohamed Siad Barre nel 1991 ha precipitato il Paese nel caos. Solo lo scorso anno gli attentati delle Corti hanno causato almeno 6.000 vittime e centomila sfollati.

24 maggio 2008

Quel piccolo fuorilegge



Nel buio della notte, nel gommone sbalzato dalle onde a 12 miglia da Lampedusa, è nato Abdwahd (Fortunato in italiano), figlio di una coppia di somali giunti con altri 45 clandestini ieri mattina nell'isola. Il bimbo è nato mentre una motovedetta andava incontro all'imbarcazione che aveva lanciato un allarme. Ad aiutare a partorire la donna, che in Somalia ha lasciato altri cinque figli, sono state sei donne che come lei erano partite due giorni fa dalla costa libica di Al Zwara. Quando la motovedetta della Marina militare italiana ha accostato il gommone, donna e bimbo sono stati presi in cura dai medici e dagli infermieri della Croce Rossa maltese che da alcuni giorni prestano servizio volontario a bordo dei mezzi navali italiani impegnati nelle operazioni di soccorso nel Canale di Sicilia. Sulla banchina erano già pronti un'ambulanza ed altri medici che hanno subito trasferito madre e neonato nel poliambulatorio di Lampedusa. Le loro condizioni sono per fortuna buone e dopo alcune, insieme al padre, si sono ritrovati nell'infermeria del centro di accoglienza circondati dalle premure degli addetti alla gestione del centro. E lì la donna ha incontrato Sharon Francesca, la bimba di quattro mesi di origine nigeriana che domenica scorsa è stata battezzata nella chiesa di Lampedusa così come aveva deciso la mamma, Florence, che aveva fatto questa promessa se avesse raggiunto viva l'Italia. Il neonato clandestino di Miriam Mafai

21 maggio 2008

Rapiti due volontari italiani

Due cooperanti italiani, Jolanda Occhipinti e Giuliano Paganini, che lavorano ad Aw Deghle nei pressi di Afgoi nel Basso Shebele, una trentina di chilometri da Mogadiscio in Somalia, per l'Organizzazione non governativa CINS, sono stati rapiti stamattina all'alba da un gruppo di uomini armati. Il commando è entrato nella loro casa e li ha portati via bendati. Con loro è stato rapito il direttore somalo del progetto agricolo, Abduraham Yussuf Harale. Corriere.it

14 aprile 2008

Islamici attaccano scuola

Quattro insegnanti tra cui due somali con passaporto britannico sono stati uccisi la notte scorsa nel corso di un attacco di un gruppo armato islamico contro Beledweyne, centro abitato 300 chilometri a nord di Mogadiscio. Lo hanno riferito fonti locali. Gli assalitori hanno per qualche ora assunto il controllo della cittadina, capoluogo della provincia di Hiraan. Non si conoscono le circostanze precise in cui, nel corso di un attacco a una scuola, i quattro, due somali con passaporto britannico e due kenyani, sono stati uccisi. Secondo una fonte locale una delle persone uccise, identificata come "britannica", è una donna. Un portavoce degli insorti - che si richiamano alle cosiddette Corti islamiche - ha confermato l'uccisione degli insegnanti ma ha negato di sapere chi l'abbia compiuto. Ansa.it