17 dicembre 2007
Quella strage dimenticata
Quel giorno finì l'illusione delle missioni di pace: anche gli 'italiani, brava gente' capirono che si poteva combattere. E morire. Ma quel giorno secondo molti nacque anche la prassi della diplomazia parallela in zona di guerra, ossia l'abitudine a trattare anche con chi ci spara addosso. Insomma, quel giorno a Mogadiscio cambiarono tante cose che varrebbe la pena di ricordare, studiare, analizzare. Anche per non ripetere oggi gli stessi errori in Afghanistan, in Libano o in Kosovo. Eppure è stato tutto dimenticato.Adesso History Channel ripercorre la battaglia del Check point Pasta, mettendo in evidenza con testimonianze e filmati inediti gli aspetti più controversi di quella drammatica mattina del 2 luglio 1993. Quando anche i caschi blu italiani furono costretti ad aprire il fuoco sulla folla. La ricostruzione diretta da Andrea Bettinetti andrà in onda il 21 dicembre. Sembra una replica di 'Black Hawk Down', il film sull'operazione che provocò il ritiro degli Usa dalla Somalia. Anche i nostri militari si ritrovarono intrappolati nel labirinto di Mogadiscio e dovettero lottare per portare in salvo i feriti, ben 22. Ricorda Fabio Tirollo, giovane sottotenente alla guida di un autoblindo: "Un capitano della Folgore mi puntò il mitra: 'Carica questi due parà feriti e sfonda le barricate'. Risposi che l'ordine era di non muoversi. Lui disse: 'I casi sono due: o li porti in salvo o ti sparo'". Le immagini dei due parà insanguinati hanno fatto il giro del mondo. Meno note quelle dei loro commilitoni che all'inizio degli scontri prima sparano in aria, poi abbassano il tiro fino ad altezza d'uomo. Con lo stupore per quella battaglia imprevista. L'Espresso
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento