11 dicembre 2007
Espulsi ventiquattro giornalisti
“Le autorità hanno posticipato di cinque giorni la nostra espulsione, dopo averci detto in un primo momento che dovevamo andarcene entro 24 ore. Adesso siamo ancora ad Hargeisa (capitale del Somaliland, ndr) ma il provvedimento resta attivo”. Lo ha detto alla MISNA uno dei 24 giornalisti su cui pende un decreto di allontanamento emesso dal governo del Somaliland, regione semiautonoma del nord della Somalia, in cui i cronisti avevano cercato riparo dopo essere sfuggiti alle violenze e alle minacce subite nella capitale. “Per molti di noi, tornare a Mogadiscio in questo momento comporta altissimi rischi” ha aggiunto l’uomo, chiedendo di rimanere anonimo per questioni di sicurezza. L’Unione nazionale dei giornalisti somali (Nusoj) ha criticato le autorità del Somaliland, che si sono giustificate con il fatto che “i giornalisti in questione mettevano a rischio la stabilità del Somaliland”. Condanne in proposito sono state espresse anche dal Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), con sede a New York, che ha ricordato che “se il Somaliland vuole diventare un territorio autonomo riconosciuto dalla comunità internazionale, deve aderire ai principi di protezione e salvaguardia dei diritti umani”. Il Cpj accusa inoltre il Somaliland di aver “punito” i giornalisti espulsi, per aver riportato notizie delle violenze commesse dalle truppe etiopi presenti sul territorio somalo in sostegno al governo di transizione di Mogadiscio, mettendo a rischio le ottime relazioni che il Somaliland intrattiene con Addis Abeba. La Somalia, le cui autorità hanno imposto di recente una forte stretta agli organi di stampa, ha assistito nel 2007 all’assassinio di 8 giornalisti, diventando secondo le associazioni per la libertà di stampa “la regione più pericolosa per gli operatori dell’informazione dopo l’Iraq”. Nelle scorse settimane, il sindaco di Mogadiscio, Mohammed Dhere, ha diffuso un “regolamento” per i media che proibisce di riferire, senza permesso, dei combattimenti e delle operazioni militari in corso nella capitale somala o di intervistare esponenti dell’opposizione al governo.
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