09 luglio 2007
Ritorno in Somalia
Mogadiscio. In viaggio da Nairobi a Mogadiscio per consegnare quasi tre tonnellate di farmaci all'ospedale pediatrico "Sos Ogeiysiis" che non ha mai cessato di curare donne e bambini nei sedici anni di guerra civile in Somalia. I medicinali sono stati raccolti dal Cesvi e dall'associazione "Ilaria Alpi". Fuori di qui suor Leonella Sgarbati fu uccisa, lo scorso 17 settembre. Poca la gente che circola per le strade della capitale. Gli sfollati sono centinaia di migliaia, i campi profughi punteggiano ai lati delle strade. Estenuanti le file per approvigionarsi d'acqua, i mercati sono gli unici posti frequentati. Per questo sono nel mirino dei terroristi, che, con le loro bombe nascoste tra i rifiuti, uccidono donne intente a fare le loro misere compere. Ma sotto tiro ci sono anche gli esponenti del governo sostenuto dagli etiopi. "La situazione dell'ordine pubblico a Mogadiscio sta migliorando moltissimo, giorno dopo giorno" dice il ministro dell'Interno Mohamed Mohamud Guled . Le dichiarazioni del ministro stridono, però, con la realtà dei fatti. La nostra visita continua, impossibili le condizioni igieniche del macello, una bomba batteriologica che rischia di infettare tutta la città. Per la prima volta una telecamera entra nel carcere di Mogadiscio, costruito nel 1910 dagli italiani. Poteva ospitare fino a 1800 detenuti, oggi, invece, i carcerati ospitati sono 188 complessivamente. Qualche detenuto cerca di parlarci, ma una porta d'acciaio si chiude inesorabile. Enzo Nucci Tg1 Nell’inferno di Mogadiscio
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